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LOCARNO 2023 Piazza Grande

Recensione: Première affaire

di 

- Il film della regista francese Victoria Musiedlak mette in scena il quotidiano tormentato di una giovane neo-avvocata alle prese con il suo primo caso di omicidio

Recensione: Première affaire
Noée Abita in Première affaire

Sceneggiatrice e regista, Victoria Musiedlak ha studiato letteratura contemporanea e sceneggiatura alla Sorbona di Parigi prima di addentrarsi nel mondo del cinema lavorando per sette anni come prima assistente alla regia. Dietro alla cinepresa ha diretto quattro cortometraggi prima di presentare, sulla Piazza Grande del Locarno Film Festival, il suo primo lungometraggio Première affaire [+leggi anche:
trailer
intervista: Victoria Musiedlak
scheda film
]
, un film destabilizzante che mostra i retroscena di un sistema penale spesso disumanizzante.

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Giovane avvocata alle prese con il suo primo caso di omicidio, Nora è violentemente catapultata in un mondo spietato al quale si sente di non appartenere. Spinta suo malgrado ad accettare il caso di un presunto assassino, dallo stato di fermo all’istruttoria, la protagonista di Première affaire deve piegarsi a regole che non conosce ancora.

Malgrado un’ingenuità talmente estrema da trasformarsi in apatia, Nora non si arrende cercando delle vie d’uscita ad una situazione professionale che gli sfugge progressivamente di mano. La crudeltà del mondo sembra impossessarsi del suo quotidiano mostrandole che nulla è come sembra e che il pericolo può fare capolino in ogni istante. Travolta dalla bramosia di una nuova esistenza ancora da costruire, Nora comincia a perdere i suoi punti di riferimento cadendo in un circolo vizioso fatto di errori e falsi giudizi. Cosa significa difendere un presunto criminale? Che ruolo gioco l’avvocato nella costruzione di una storia che deve assolutamente essere credibile? Nel film Nora è confrontata con un esame di coscienza che diventa lacerante, con sentimenti estremi e soffocanti che non credeva nemmeno esistessero.

Première affaire è un racconto a tratti inverosimile di una giovane donna totalmente succube della sua ingenuità. Che si tratti di violenza, menzogne o intimità, Nora sembra subire il reale, come un uccellino smarrito che ha perso l’orientamento più che come un’avvocata cosciente del suo ruolo. Difficile capire come mai questa giovane professionista che vive ancora con i genitori ma dalla vita sociale apparentemente “normale” sia tanto sprovveduta, incapace persino di rendersi conto che vita privata e lavorativa non devono mai essere confuse. Sì perché Nora, malgrado un percorso di studi senza intoppi, sembra non conoscere nemmeno le regole base del vivere in società, come se il nido famigliare nel quale si è sempre nascosta, ne avesse soffocato gli istinti. “Ma non gliel’hanno insegnato durante i suoi studi?” gli urla il suo capo, al contempo stupito e scioccato dal suo esagerato candore, quando gli sottopone i dilemmi legati al suo primo caso di omicidio.

L’interpretazione di Noée Abita, con la sua voce sussurrata, il suo look androgino da Edie Sedgwick parigina e il suo viso espressivo che sembra ancora infantile, avrebbe potuto trasformare Nora in un’intrigante eroina dei tempi moderni. Invece di essere il frutto di una presa di coscienza intima e personale, la sua educazione alla vita si focalizza però purtroppo semplicemente su una scontata (e inspiegabilmente travolgente) relazione eteronormativa. L’affascinante mestiere d’avvocata, i dubbi esistenziali della protagonista, così come la sua fragile psiche che sembra gradatamente sgretolarsi in contatto con la violenza del mondo del lavoro avrebbero meritato di essere mostrati di petto piuttosto che filtrarti e appesantiti con riflessioni psicanalitiche legate alla frustrazione, che sia sessuale o provocata da una madre oppressiva alle prese con i fantasmi del passato. Première affaire è un film che parte da un buon proposito: il voler mostrare il lato oscuro di un mestiere crudele che non accetta debolezze, dal quale si distogli però troppo in fretta soffocato da inverosimiglianze che ne indeboliscono il proposito: la verginità della protagonista o ancora la sua completa ingenuità nei confronti del mondo.

Première affaire è prodotto da Ligne 2 in coproduzione con France 2 Cinéma e venduto all’internazionale da Be for Films.

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